Rock it - Eleonora Chiari 27/09/2011

 

Irriducili. Tenaci, anche. Così voglio definire gli Acquaraggia, fiorentini d'adozione che hanno pubblicato il loro primo album quando era davvero figo (sì, proprio figo, non semplicemente cool, ma figo) avere un centinaio di musicassette in auto, la metà delle quali dal suono distorto per averle lasciate al sole. In questi trent'anni di attività sono stati come spugne e hanno assorbito influenze, sfumature e sperimentazioni, forgiando uno stile proprio, non catalogabile in tabelle codificate. Quello che propongono forse è blues intriso delle loro origini mediterannee, forse è rock e insieme un po' reggae, non importa. Quello che conta è che fa parte della storia di una band che è nata e poi si è reinventata negli anni con la stessa passione.
Oltre alla musica, agli arrangiamenti e alla voce roca del frontman, ci sono i testi: intrecci di parole ironici e pungenti, viscerali e rabbiosi. Il richiamo liverpooliano è fin troppo evidente in "Imagine all the people", il rap quasi improvvisato di "Hikikomori" dà alla spinta autobiografica di "Ragazzi del Sud" un colore inaspettato, fino alla conclusione intimista e acustica di "Uomo uomo".
Sembrano fuori dal tempo e invece gettano uno sguardo maturo e alternativo sulla contemporaneità.

"IL PICCOLO"5 nov 2011-Alessandria


...per l'album "Acquaraggia" - The Riders 1981

(M.I.) - Gli Acquaraggia sono una band meridionale, ma per una volta non sono napoletani, bensì calabresi, anche se l'album è stato registrato a Bologna. Con alle spalle un robusto allenamento a base di concerti e di rock-festivals, gli Acquaraggia, per loro stessa affermazione, si riallacciano direttamente ai climi umani del rock mediterraneo; dunque chitarre acustiche ed elettriche, testiere, sassofoni, percussioni, eccetera, ma nessuna intromissone elettronica. Il sound della band, infatti, volutamente anti-tecnologico per eccellenza, fonde con momenti di dolcezza ed altri più rabbiosi, i climi acustici con quelli elettrici. In una sintesi ruvida, nuda, caratterizzata da una forte carica emotiva, viscerale; dall'incontro con i climi del blues e da una voce, quella di Giuseppe Oliverio, dal feeling quanto mai mediterraneo, talvolta un po' bennatiano. Lo stesso Oliverio ha composto la quasi totalità del materiale e coprodotto l'album, alla guida di un nucleo aperto che comprende una decina di musicisti.
I dieci brani, oltre che per la musica, si fanno notare anche per il montaggio dei testi, sempre di scarna efficacia, talvolta ironici e corrosivi, talvolta semplicemente lirici. Il rock elettro-acustico si alterna con momenti più vicini al blues e con alcune ballate di carattere più tradizionale.
In un periodo in cui sembra prevalere in Italia la tendenza, da parte delle nuove bands, di riferirsi soprattutto agli stili techno-pop importati dall'Inghilterra, questa riscoperta di una più autonoma visceralità mediterranea, oggi controcorrente, non può che suscitare simpatia.

Nello stesso numero appariva...

c0nditi0n Zer0

Acquaraggia celebra il suo ottavo anno di vita con il secondo Long Playing, "Gli ex-fuorilegge si sposano", per l'etichetta c0nditi0n zer0.

Fin dal primo solco appare evidente l'intenzione di svoltare definitivamente sul sentiero di un rock pulito, assolutamente scevro da contaminazioni tecnologiche ed esterofile.Il messaggio è filtrato attraverso musiche, ritmi, e sonorità anni '6o, trasparente dai testi , allineata con una prorompente voglia di allontanarsi da certi schemi preordinati e noiosi. La frase "via da questo mondo senza fantasia" la dice lunga in proposito. Magica, a suo modo, l'atmosfera sprigionata da brani dal titolo emblematico quali "MONDO FATATO" e "NEL DESERTO DI BRIAN", che ricordano, per certi versi, le immagini create dalla Orme un po' di anni fa, quelle di "Uomo di pezza" per intenderci. Un'altra buona carta giocata dalla c0nditi0n zer0 che da qualche anno si cura della produzione di gruppi emergenti, affinchè essi emergano veramente, senza restare intrappolati nelle beghe delle 'grandi' distribuzioni. Un'altra carta giocata contro la politica dei "buoni prodotti", dove i buoni prodotti sono fatti solo dai soldi e dalle multinazionali che stanno alle loro spalle. Alla prossima. Ciao bbbelli !

Gianfranco Barbetta